Tempo fa ero convinta che se un giorno avessi rivolto lo sguardo indietro, a quando piangevo disperata, ci avrei riso di gusto. L’idea da bambina era quella di riderci in due. Oggi, da bambina cresciuta, mi rendo conto che avevo ragione solo in parte. In parte perché riso si, ci rido su.. Ma da sola. E rido con gusto. Senza paure e rimpianti di ciò che mi sono lasciata alle spalle. Non rimpiango nulla, forse solo l’essermi privata di tante cose. Spesso, noi che amiamo scrivere non siamo compresi. Ed è stato forse anche questo a farmi riflettere. Chi scrive sa quando è arrivato il momento di mettere un punto e andare a capo.
Quando scriviamo ci immedesimiamo nella vita che vorremmo, che sogniamo per noi. Ed uso il condizionale, perché troppi indicativi presenti sono diventati imperfetti. E l’imperfetto il fascino di un condizionale o un congiuntivo non ce l’ha. Dicono che sono un po’ fissata con i verbi. Ma non hanno capito che la mia fissazione non sta solo nella forma. Si per carità, anche in quella. È bello ascoltate una persona che sa parlare, ma posso assicurare che oltre al saper parlare c’è un mondo racchiuso in quei verbi. “Se fossi” o “Se avessi”, ad esempio,racchiudono un mondo di cose che avremmo voluto fare o dire, e per un motivo o per un altro non abbiamo fatto o non abbiamo detto. E “l’avrei voluto” ad esempio,dopo, è il tocco magico in quella frase così carica di sogni. Questa è una grammatica enigmatica, che mai avrei pensato di argomentare su un piccolo quadernetto, seduta di fronte al mare, alle 15.25, aspettando il pullman delle 16.25 perché ho perso quello delle 14.30.
Ecco,tornerò a casa due ore dopo.
Ma nel frattempo ho respirato il mare.
E anche il passato prossimo non è poi così male.