Capalbo 16, via della felicità – concorso letterario “Nostos – il Viaggio ed il Mediterraneo”
“Capalbo16, la via della felicità”, è il testo che ho presentato al concorso letterario organizzato da Edit@casa editrice e libraria, negli ambiti del Festival Koiné Mediterranea. Gli elaborati dovevano rientrare nel concetto di “Nostos” il ritorno, ovvero la nostalgia e il senso di appartenenza alla propria terra.
“Oh che bel castello Marcondirondirondello…” intonava così, mia madre, quella canzoncina utile ad attirare la mia attenzione per farmi mangiare quell’ultimo boccone, o per lasciarmi sognare quando ero in preda ad un capriccio. E sognavo davvero, continuo a farlo anche adesso nonostante gli anni trascorsi. E cresciuta con il bel castello di Marcondirondirondello, l’immagine che richiamava alla mia mente quella canzoncina, era quella del castello incantato che dalla terrazza di via Capalbo si poteva ammirare con tutta la sua magia. E di notte aveva il suo effetto misterioso e magico. Ne ho costruiti di miei castelli su quel castello. E’ stato sempre un punto di arrivo, e mi ricordo dall’auto, o dal finestrino dell’autobus, alla sua vista mi ripetevo “sono a casa”. Si, ero a casa, a 150 chilometri dal presente. Può davvero esistere un altro mondo a così poca distanza? Si. E in quei viottoli ne ho costruite di favole e racconti. Di momenti e aspirazioni. Felici illusioni e personaggi mai esistiti, che si rincorrono ancora oggi nei miei ricordi, si abbracciano nel vento avvolti dalla notte, puntano il dito verso il cielo e disegnano le loro stelle. Si chiamano vagabondi delle mie pagine. Io li chiamo così: insieme compongono un cerchio, loro sono i puntini di un cerchio, ed io li ho incontrati lì, nell’infinità dei punti. Qualunque sia la loro direzione, uguale o contraria, sono destinati a ritrovarsi sempre. Ed io li ho catapultati tutti insieme in Via Capalbo, dove le luci giocano a rincorrersi. Calde e antiche, lanterne misteriose e vaste vedute, così alte, così vicine al cielo. Quel castello affaccia proprio sulla via della felicità, con la particolarità di poterlo osservare da ogni angolazione. E in ogni angolo un colore diverso, una magia nuova. Come la canzone giusta al momento giusto. Quella che traccia il percorso e ti dà il ritmo. Quella che ti fa capire che Capalbo16 è un gesto d’amore più che una storia. E’ un gesto d’amore verso mia madre, per riportarla anche solo per la durata del racconto, a casa sua. A casa mia. A casa nostra. Perché Capalbo16 è stata la nostra prima luce. Ed è così che inizia il viaggio, in Via Capalbo: la via della felicità. La via della vita. La via dei ricordi. La via dell’estate, dell’inverno, dei Natali, dei segni sulla pelle su quei sampietrini. La via della porta marrone, della soffitta dei sogni, il posto più alto per guardare il cielo. La via delle notti insonni a lanciarci il mondo dai balconi. Delle risate, della sigaretta di nascosto. La via di chi si è ritrovato alla faccia del tempo trascorso. E siamo rimasti sempre tutti uguali, uniti allo stesso modo. La via dei discorsi filosofici affacciati alla ringhiera del girone. Dove immaginavamo il domani di ognuno, e in quel domani ci siamo ritrovate tutti e tutte. Allo stesso posto. In Via Capalbo il tempo si è fermato. E’ la mia Wonderland. Tutto parla, tutto ha voce. Soprattutto i ricordi. Sebbene ci sia stata, e abbia trascorso lì bellissimi momenti della mia vita, non ho mai vissuto nella città che mi ha vista nascere; ma posso dire che vi ho vissuto, attraverso gli occhi di mia nonna. Vivevo nelle sue parole, durante le nostre chiacchierate, mentre mi portava con se, mano nella mano, sera dopo sera, a scoprire dei piccoli angoli di vita, di umanità, di gente comune. La città della calma e dello star bene. La città del belvedere. Dei silenzi di sera. Di un muretto che la domina. Delle luci della città che occhieggiano e si confondono con le luci del cielo. Di quel mare di Calabria azzurro di estate. Di una panchina. Vuota. Mentre Lei sogna di essere lì con i suoi anni trascorsi. E che non accetta. Di fredde spire di vento che avvolgono lei, e i suoi ricordi, allontanandoli. E allontanano anche me insieme ai protagonisti del racconto, quelli che si incontrano a metà, strada facendo. Perché è sempre tutto inaspettato, e capita che un giorno ti ritrovi nelle pagine di un racconto, nel bel mezzo delle storie, sotto un castello incantato a viverle. Ed è lì che inizia il viaggio vero e proprio. Dove i colori diventano già più chiari, il mare alla tua sinistra, la strada più stretta che mai e a rallentatore, cosicché si possa ammirare. Dove gli odori hanno anche un sapore. E dove appare il poi il castello incantato, lì in cima al monte, maestoso. E tu sai che lì, tra quelle casette che sembrano così piccole, c’è Capalbo16, la via del viaggio, in cui ricordi e felicità vivono insieme.
(La foto è di Francesco Vitali Salatino – trovata in rete)