Sono quasi due mesi che faccio ciò che tu hai fatto per tutta la tua vita: vivere da protagonista e crederci.
Si, perché tu la tua intera vita l’hai vissuta da protagonista. Nel bene e nel male, nel tuo voler donare il mondo e nella caparbietà con i tuoi errori. E chi non ne commette errori nella vita? Se ne ho mai giudicato qualcuno (e l’ho fatto), me ne pento, perché non avrei dovuto, ma soprattutto perché non sapevo. E nei miei discorsi con te, nelle mie preghiere lasciate al vento, nelle lacrime che verso e ho versato al solo pensiero, ti ho chiesto scusa infinite volte. Tante di quelle volte che i miei 26 anni non ce la fanno a contenere a fronte degli anni di vita che mi hai regalato.
E ogni tanto ritorni. Come sai fare tu e come facevi ultimamente, con il tuo “posso passare” che celava quella grande speranza di sentire un “si”, e con lo stupore e l’orgoglio di quando ti si mostrava una cosa nuova o ti si annunciava un progetto. Quel tuo movimento del capo e quell’annuire che ti rendeva compiaciuto di un nuovo successo, di un nuovo traguardo raggiunto. Con quello sguardo pieno di gioia e con un’immensa luce nei tuoi occhi celesti che ultimamente la malattia aveva spento, hai guardato quel nuovo mondo che ho costruito prima di arrivare qui.
Lo hai guardato con soddisfazione, come piaceva a me, perchè il tuo parere per me è stato sempre importante. Il tuo ‘brava’ era il segno che ce l’avevo fatta davvero e lo sprone a fare ancora meglio, affinché diventasse un ‘bravissima’. E forse questo tuo modo di essere mi ha insegnato a non bastarmi e a pretendere sempre il massimo da me stessa, forse per essere all’altezza del nome che porto. Un nome che questo cognome nostro lo ha sposato anni fa, e che io vesto a dispetto di chi, con cattiveria ed arroganza ha cercato sempre di distruggerlo. Perché è così, nonno. È trascorso un anno e mezzo ed io ancora combatto per difenderti dalla cattiveria e dalle ingiustizie che hai subito. E forse non smetterò mai di combattere, perché chi ha tentato di denigrarti continua a farlo non tenendo conto che anche il mondo sotto ai suoi piedi sta crollando. E chi quel cognome non lo ha mai ritenuto all’altezza del nome che porto, sta facendo la stessa fine.
E ogni tanto ritorni. A ricordarmi quello che siamo stati, a ricordarmi quello che sei stato, a ricordarmi che devo sempre vivere da protagonista, nonostante i mille dubbi e paure che mi sono portata dietro in questo appuntamento al buio con la vita. Che poi, il coraggio non mi è mai mancato, ma credo che in questo caso si sia trattato di amor proprio o, semplicemente di un riconoscimento ad una vita di sacrifici fatti a testa bassa con i tuoi onnipresenti insegnamenti… la misura di Zucchetta, o fare le spese a chi era meglio di me. E ho sempre fatto così e continuo a fare così: prendere il buono da qualsiasi cosa. Andare avanti sempre per il giusto e battermi a più non posso contro le ingiustizie e per la verità. E forse questo, nonno, è il più grande riscatto per tutte le ingiustizie subite. Le mie e le tue.
Ah… e non si dica che t’ho scritto e c’è del malevolo, come son solite dire le bocche che lodano il Cristo, e che poi quando il Cristo era nella tua malattia, ti hanno sputato addosso e continuano a sputare. Tu perdonali. Io ti rendo giustizia.