Si capisce già dal titolo che questi sono versi d’amore. Dalle prime alle ultime parole compare lui: nonno Innocenzo, a simbolo di tanti altri famigliari di qualcuno, che vivono la sua stessa situazione di malato di Alzheimer. Chi scrive è Elena, la nipote di Innocenzo, che si fa portavoce del dolore vissuto dalla sua famiglia e cerca altresì, con dati ed informazioni, di poter essere di aiuto a tutti coloro che vivono questa triste realtà. L’amore per i nonni è, per i nipoti, qualcosa di inspiegabile: c’è il rispetto, la consapevolezza del grande bene ricevuto e perché no delle difese e del supporto in caso di attriti coi genitori. E così vale per il contrario: l’amore verso i nipoti supera, dicono, anche quello verso i propri figli. La propria generazione che si tramanda, la soddisfazione di avere un pezzo di sé stessi che resterà al mondo. Per ogni nonno, il nipote è l’orgoglio più grande, tanto che diventa instancabile quando si tratta di dover tornare bambino insieme a lui. Nonostante gli acciacchi, un nonno non sente la fatica ed è sempre complice. Elena ha sempre
avvertito la dolce presenza di questo pilastro della sua famiglia, sentendo così il dovere di dedicargli questo ricordo d’amore. I casi di demenza nella provincia di Taranto sono in continuo aumento e pare che da quando venga diagnosticata l’Alzheimer, i tempi restanti di vita vadano dai 3 ai 9 anni. Periodo nel quale molti non sanno come comportarsi, non sanno che mezzi hanno a loro disposizione come supporto e come formazione. E’ più indicato portare il malato nei centri specializzati, trasferirlo nella casa dei parenti per essergli vicino o farlo restare nella propria abitazione? Come si può aiutare nei momenti dei suoi vuoti, delle sue voglie di fuga e nel pericolo che corre anche quando deglutisce? A queste domande Elena dà una risposta grazie alle utili informazioni ricevute dai professionisti del settore. Eppure anche tra quelle righe, molto più formali e “mediche”, compare sempre nonno Innocenzo col suo pigiama, sul balcone, canuto e fragile come fosse ormai isolato dal mondo. Ebbene, è proprio questo che deve evitarsi: la solitudine di chi non ha colpe, di chi ha fatto una vita di sacrifici per non far mancare mai niente ai suoi cari, di chi è il collante della famiglia perché, diciamolo
francamente, quando mancano i nonni resta un vuoto. Senza di loro ci sentiamo sempre un po’ più soli. Questi versi sono un inno al rispetto della dignità umana. La vita attuale, frenetica e caotica per molti, diventa una scusa per essere assenti e meno attenti anche verso chi soffre. Fermiamoci un attimo e ricambiamo ciò che abbiamo ricevuto. Basta un “nonno, ti porto a casa … e per sempre nel cuore”.
Prefazione di Ti porto a casa a cura di Gabriella Miglietta