Dalla Gazzetta di Lucca
In Italia il poliziotto o il carabiniere non contano nulla. In Italia lo sbirro è carne da macello, agnello sacrificale, la guardia infame, il picchiatore, l’assassino. L’anello debole della catena. Si, è questa la verità. Chi veste la divisa in Italia è il più debole e questo gli haters lo sanno, lo sanno bene, motivo per il quale continuano imperterriti a gettare fango sul loro operato, affiancati da fazioni politiche ideologizzate che altro non fanno che alimentare questa macchina: la maledetta macchina della gogna.
Quanto fa notizia un carabiniere o un poliziotto indagato? E quanto fa notizia invece un carabiniere o un poliziotto che ha salvato una vita, o un carabiniere e un poliziotto morto?
E ancora, quanto fa notizia un poliziotto costretto a comprarsi le divise per conto proprio perché non ci sono risorse? Quanto fa notizia un poliziotto o carabiniere con un figlio disabile che non si vede riconoscere un trasferimento?
Cosa pensate ci sia dietro una divisa, oltre lo sbirro o la guardia? Ve lo diciamo noi cosa c’è: c’è un uomo o una donna con le mani legate. Si, con le mani legate perché se aggredito durante un tentativo di rapina o durante l’espletamento del proprio servizio, deve avere, nella concitazione del momento, anche il tempo di capire se sparare per difendersi e difendere le vittime del reato, o desistere magari rischiando di morire, perché altrimenti potrebbe finire sotto indagine, con tanto di coro di media e opinione pubblica deviata pronta a gridare all’assassino. E se muore? Bè, se muore stava facendo il suo dovere. Dunque non fa notizia, non fa riflettere, non indigna.
Qual è il grado e quali sono i parametri di indignazione in Italia?
Inneggiare al terrorismo delle Brigate Rosse, magari appendendoci la faccia di Matteo Salvini imbavagliato, non indigna quanto una bandiera pseudo neonazista appesa nella stanza di una caserma dei Carabinieri. Quella, la vera incitazione alla violenza, non indigna. Non indigna perché lo schieramento politico da cui proviene è quello che si erge a moralista nel momento in cui ad essere al centro dell’attenzione è un appartenente alle Forze dell’Ordine. Così come non ci si indigna quando sorelle esperte in marketing, onlus ed economia pubblicano foto di militari sulle proprie pagine Facebook chiamandoli “assassini” senza che questi abbiano subito ancora un processo, mentre è vergognoso e irrispettoso nel momento in cui a scrivere sia un carabiniere per difendersi. E si sa, alcuni giornali questo non lo perdonano.
E a proposito di notizia, curiose ieri, le pagine interne del quotidiano ‘Il Tirreno’ in cui si parlava della clamorosa vicenda della bandiera di Firenze. In basso a destra, nella paginata da scoop che avrebbe attirato l’attenzione di molti lettori, un trafiletto sul caso dei Carabinieri di Aulla. Ci siamo chiesti l’attinenza tra i due argomenti e, infine, siamo giunti alla conclusione che quella fosse la pagina della gogna, e lo spazio per un Carabiniere o poliziotto in più che “abusa” lo si trova sempre.
Nell’immaginario comune chi indossa una divisa è il più forte, quello che detiene il potere, quello che tutto può, quello al di sopra della legge. Sarà, può darsi… Ma non in Italia. In Italia le divise sono abusate e, spesso, da chi dovrebbe tutelarle. Senza consensi, ma per i consensi.