Preferisco scrivere a penna. Di getto. Con l’inchiostro lucido che sbava sui perché, sui forse, su quello che avrei voluto ma non ho saputo scrivere.
Ma devo accontentarmi di uno schermo luminoso, di due dita che lo sfiorano e di pensieri che giocano a rincorrersi, e poi si nascondono dietro una foto scattata al mare.
E scrivo di notte. Durante la notte, così bella, così silenziosa. La notte che mi porta dappertutto ma non da chiunque.
La stessa notte in cui il falco è riuscito comunque a godersi il suo attimo di luna nascosta dalle nuvole. Perché lei è così. A volte si nasconde questa luna, intimidita dalle ali del falco e dal suo sguardo. E nel suo pallore, spesso, nasconde fiumi di parole che poi sfoga nella potenza delle maree, prima di scomparire e riapparire ancora, nuova, piena.
E cresce questa luna.
Cresce sopra il mare.
E il falco la veglia in una notte di nuvole e inchiostro.