6 agosto 2018. Ore 13.00 circa. Un turno in pattuglia come tanti, uno dei soliti in autostrada, con il caldo estivo e quelle meritate ferie che da lì a poco sarebbero arrivate. E Riccardo, poliziotto poco più che trentenne, probabilmente sarebbe tornato in Salento, nella sua Copertino.
A bordo dell’auto di servizio con il collega Luca Mezzogori, Riccardo Muci non immaginava neanche lontanamente che la sua vita da lì a poco, sarebbe cambiata per sempre.
Bologna. Autostrada A14. Riccardo nota qualcosa di insolito. La centrale operativa non ha ancora comunicato nulla, ma Riccardo sa che qualcosa sta per succedere. Nota una intensa coltre di fumo nero levarsi in aria. Un’incidente stradale. Ma non uno come tanti. Riccardo avverte un forte odore di combustibile e catrame liquefatto. Intorno c’è molta gente: automobilisti, curiosi che con gli smartphone riprendono la scena. Potrebbe accadere una strage e Riccardo lo sa e, allora, insieme al collega Luca Mezzogori, scende dall’auto, si precipita verso quelle fiamme e fa allontanare tutti. Ci riesce, tutti si dileguano e poi l’esplosione. L’autocisterna esplode, l’autista muore carbonizzato. Le fiamme avvolgono Riccardo.
Fumo, puzza di bruciato. La Polo in dotazione con la scritta Polizia si scioglie e si appiccica alla pelle di Riccardo: «Quando ho sentito il tessuto di quella Polo bruciare sulla mia pelle, ho capito di essere ancora vivo».
Riccardo, oggi, a distanza di quasi un anno dall’esplosione dell’autocisterna sull’A14 a Bologna, racconta al settimanale PugliaPress gli attimi drammatici di quel giorno.
A seguito di quell’incidente ha riportato ustioni di 2° e 3° grado sul 25% del corpo, tra dorso e arti superiori. Cicatrici che mai nessuno potrà cancellare, soprattutto dalla mente di Riccardo.
«Sapevo benissimo a cosa andavo incontro – racconta Riccardo – nonostante ciò non potevo fare finta di nulla. C’erano delle vite da salvare. La paura di morire c’è stata, soprattutto durante l’esplosione, ammetto di aver pensato di non farcela. Quando ho sentito la polo sciogliersi sulla mia pelle, ho capito di essere ancora vivo».
Racconto drammatico quello di Riccardo, che ha riportato danni permanenti e che, ancora oggi, seppur in maniera più lieve, sente ancora il dolore di quelle ustioni.
«Il recupero è stato faticoso e doloroso. I dolori che ho provato sono indefinibili. Ancora oggi me li porto dietro, e la mia attività lavorativa è limitata rispetto a prima. Cerco comunque di portare il mio contributo all’interno dell’Amministrazione».
Riccardo è stato definito da tutti un eroe. Ha ricevuto anche una importante onorificenza dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ stato infatti nominato Cavaliere della Repubblica. Anche nel suo paese, Copertino, in provincia di Lecce, è stato accolto con affetto e vicinanza sia dai cittadini che dalle istituzioni locali.
«Mi hanno definito eroe, ma io non mi sento un eroe. Eroi oggi, sono quei padri di famiglia che cercano di arrivare a fine mese senza far mancare nulla ai propri figli. Io ho fatto solo il mio dovere, però, a chi con cinismo e freddezza afferma che tutto ciò sia normale e che sia solo dovere, rispondo che il “dovere” arriva fino a un certo punto. Dopo inizia l’umanità».
Riccardo riconosce di aver fatto il suo dovere. Per lui è stato non tanto un dovere istituzionale quanto un dovere morale. «Il dovere a un certo punto finisce. Poi subentra il fattore umano. È quello che fa la differenza. La differenza la fa l’essere umano».
E a proposito di umanità, abbiamo chiesto a Riccardo cosa pensa di coloro i quali gioiscono o inneggiano alla morte degli uomini in divisa.
«Le logiche antipolizia sono sempre esistite e sono frutto di una ideologia sbagliata. Oggi più che di una ideologia, possiamo parlare di moda. Ecco, ai giovani mi sento di dire di seguire la moda dell’abbigliamento e non quella dell’antipolizia. Noi siamo prima persone, dopo siamo poliziotti. Siamo noi ad indossare una divisa e non viceversa».
Riccardo Muci lo rifarebbe. Rifarebbe ciò che ha fatto, lui che oltre la sua divisa vede e testimonia l’uomo, il sentimento, l’essere umano. Dovremmo guardare un po’ tutti la divisa con gli occhi di Riccardo.