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Perché io sto con le Forze dell’Ordine?

Tra le condivisioni ad uno dei miei articoli, un noto imbecille, riferendosi a me, si chiede “da dove nasce questa sua morbosa ammirazione per le divise”. A conferma di quanto sia idiota si è anche risposto: “Ah si, dall’essere fascista!”.
Insomma, secondo lui, chi stima gli uomini e le donne in divisa e nutre rispetto per le Istituzioni, è un fascista.
Voi direte… stai dedicando righe e tempo a un decerebrato? No, ma talvolta, anche il nulla può offrirti uno spunto per una riflessione.
Sono figlia di un artigiano e sono cresciuta in una famiglia normalissima dove il rispetto e l’educazione, più che valori da infondere, erano Dei da venerare. La mia passione per la divisa nasce quando, da bambina, mi ritrovai a guardare foto di mio padre, del 1988, scattate durante il suo anno di leva obbligatoria. Quello, l’unico passaggio “militare” in casa mia.
Ero bambina e, nei viaggi in auto con i miei genitori, ai posti di blocco, non ho mai visto mio padre discutere animatamente con Polizia e Carabinieri. Si è sempre fermato, ha sempre fornito i documenti, salutando educatamente al momento di ripartire. Io, bambina di appena 5 anni, facevo loro il saluto dal finestrino. Ce l’ho ancora impresso nella mente.
Crescendo, ho imparato a fare le stesse cose: fermarmi, fornire i documenti, rispettare le regole. Da adolescente, liceale, ho anche manifestato. Ho partecipato a manifestazioni per l’ambiente a Taranto e, da rappresentante d’istituto, ho guidato il corteo della mia scuola. Nessuno di noi ha mai insultato o si è mai scontrato con la Polizia. Eppure abbiamo intonato i nostri cori, urlato i nostri slogan, con i quali chiedevamo aria pulita.
Non è una favoletta, è la verità. Non ho mai percepito gli uomini e le donne in divisa come nemici. Non avevo nulla da nascondere, niente che non andasse. Anche oggi, mentre viaggio, capita che mi fermino in stazione o sui mezzi, per chiedermi il documento. Glielo porgo, controllano e finisce lì.
Perché li difendo.
Li difendo quando non possono difendersi. Quando la gogna mediatica o l’ideologia prende il sopravvento sulla ragione e sui fatti e li condanna ancora prima di una sentenza di un giudice. L’uomo in divisa ha torto a prescindere in un sistema dove il delinquente è tutelato e dove la “lieve entità del fatto” spesso rasenta il tentato omicidio.
Giornalista di parte?
Questa è una convinzione degli ignoranti come il signor Imbecille Idiota, alla quale un tempo mi opponevo, poi ho capito che non ne vale la pena, perché la ragione è degli stolti.
Più che di parte io mi definisco dalla parte giusta. E la parte giusta coincide con la verità. La vera verità, non quella dettata e riscritta e non quella inculcata nell’opinione pubblica con la manipolazione mediatica. Io ho scelto di essere libera di non farmi tagliare l’articolo e di menzionare chi voglio. Ho scelto la libertà di ritenere notizia un Carabiniere o Poliziotto che salva una vita e non un Carabiniere o un Poliziotto mandati a processo per parlare solo delle accuse ignorando le assoluzioni. Per quello c’è la mia rubrica sulla gogna mediatica, nella quale ripesco queste storie e scrivo il finale, quello contenuto nelle sentenze di assoluzione e ignorato dai media nell’80% dei casi. Ho scelto di essere capace di distinguere un rinvio a giudizio, una richiesta di condanne, da una sentenza. Ho scelto di essere capace di intendere, ragionare, preservando i miei neuroni.
Stima negli uomini e nelle donne in divisa
A quelli come il signor Imbecille Idiota dà fastidio che esista gente che stima le forze dell’ordine. Il connubio forze dell’ordine/fascismo non esiste. E’ la scusante che questi soggetti utilizzano per giustificare la propria violenza verbale e per inveire contro chi svolge il proprio lavoro a beneficio della collettività. Diverso è, invece, sostenere che tra le divise vi siano le mele marce. Quelle sono ovunque, non sono una peculiarità esclusiva delle Forze dell’Ordine. Per quanto mi riguarda, accetto questo tipo di constatazione da parte di chi, rispetta le istituzioni e vive nella legalità. L’opinione di appartenenti ai centri sociali, anarchici o ACAB, possono restare appese al chiodo, insieme alla ragione che, senza dubbio, è sempre tutta loro. Perché la ragione, come dicevo prima, si sa chi ce l’ha.

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