Caro direttore,
Roberto Saviano in un articolo pubblicato su L’Espresso e dal titolo “I morti in mare e i poliziotti uccisi”, ha spiegato perché su Facebook ha preferito commentare le morti in mare e non l’omicidio dei poliziotti.
Secondo lui, la morte dei poliziotti è una tragedia assurda e imprevedibile che non ha pensato di commentare poiché “non c’erano supposizioni da fare, né previsioni per il futuro”. Mentre quella dei morti in mare, per Saviano, è una tragedia evitabile, che abbiamo già visto, per cui abbiamo già pianto e per la quale dobbiamo sentirci responsabili.
Allucinante superficialità di Saviano
E’ allucinante la superficialità con la quale Saviano ha liquidato la tragedia di Trieste, accennandovi, magari, solo per attirare l’attenzione sulle sue paternali circa i migranti e le Ong.
Tra l’altro, proprio qualche giorno fa, è stato reso noto che sulla Sea Watch 3, capitanata dal suo idolo Carola Rackete, vi erano a bordo dei torturatori libici, traghettati gratuitamente nel nostro Paese. E chissà quanti altri. Magari grazie alle Ong è arrivato in Italia anche il nigeriano che, la scorsa settimana, all’Esquilino, ha tentato di sottrarre la pistola a un poliziotto; oppure il nigeriano che a Lecco, nel sottopasso della stazione, ha atterrato due donne con un pugno in volto senza motivo; lo spacciatore somalo che a Tiburtina ha aggredito un Carabiniere provocandogli una lussazione allo zigomo; il 21enne della Guinea che sul treno, senza biglietto, ha preso a pugni due poliziotti della ferroviaria.
Non stiamo dicendo che tutti coloro che arrivano in Italia siano potenziali criminali, ma se l’ingresso in Italia resta incontrollato, il rischio di importare delinquenti è alto.
Ne abbiamo già parecchi italiani e le nostre carceri sono sovraffollate, per quel poco che vi transitano, considerato che la sospensione della pena e l’obbligo di firma sono all’ordine del giorno. Così si alimenta il senso di impunità che permette a chi commette reati, di continuare in maniera indisturbata.
Responsabilità morali per i Caduti di Trieste
Quindi, bisognerebbe dire al caro Saviano, che la tragedia di Trieste è assurda, ma non imprevedibile. Non è imprevedibile perché il maggior numero di reati, in Italia, è commesso da stranieri. E non è vero che non ci sono supposizioni e previsioni per il futuro da fare.
Abbiamo già pianto per queste tragedie, l’ultima volta a luglio, per Mario Cerciello Rega. Nel suo articolo Saviano ha decantato il valore della parola “verità” spesso abusata e ha detto che abbiamo smesso di cercarla nei dettagli. Il primo a smettere di cercarla è stato proprio Saviano, perché se avesse riflettuto sulle condizioni in cui operano le nostre forze dell’ordine, forse sarebbe stato ispirato a fare qualche supposizione e anche qualche previsione per il futuro, tipo dotare le Forze dell’Ordine di taser, investire sugli equipaggiamenti e le dotazioni, legiferare affinché gli uomini e le donne in divisa possano operare con più sicurezza e più protocolli che non li facciano poi finire sul banco degli imputati a seguito dei cosiddetti “atti dovuti”, solo per aver fatto il proprio dovere.
Definì la polizia servizio d’ordine di un partito
Ecco, a Saviano andrebbe detto questo. Che anche tragedie come quella di Trieste possono essere evitate se solo si guardasse alle Forze dell’Ordine come amici da tutelare e per le quali chiedere maggiori attenzioni. E non, come fece lui tempo fa su twitter, che le definì ridotte a servizio d’ordine di un partito.
Saviano e tutti quelli come lui, che vedono nella Polizia una forma di repressione, anziché tutela della democrazia e delle libertà costituzionalmente garantite; sono contro l’ammanettamento perché lesivo della dignità dei detenuti; vorrebbero marchiare i poliziotti per reprimere la loro rabbia violenta contro i manifestanti; non approvano il taser perché strumento di tortura; si scandalizzano e addolorano per un detenuto bendato anziché per le coltellate mortali inferte a un Carabiniere; se un uomo in divisa spara per difendersi o difendere un collega, allora ha commesso un abuso.
Ecco, Saviano e tutti quelli come lui, dovrebbero sentirsi moralmente responsabili anche per quanto avvenuto a Trieste. Tutta questa “umanità” e pseudo tutela dei diritti umani, gli hanno annebbiato la testa. E quando le basi per le supposizioni ci sono, ma tu non le vedi, allora ti importa poco.