Volante, autoradio, controllo del territorio. Insomma, ci siamo capiti. Stiamo parlando di coloro che, ogni santo giorno, sono su strada a garanzia della sicurezza dei cittadini. In questo caso specifico parliamo di appartenenti alla Polizia di Stato, impiegati presso la Squadra Volante.
Nonostante la Squadra Volante sia una delle sezioni più prestigiose della Polizia di Stato, sono tanti i poliziotti che non vogliono più fare controllo del territorio per svariati motivi. Quello più noto è l’assenza di tutele per chi opera in strada, a partire da idonei equipaggiamenti fino a norme a tutela dell’operatore nell’adempimento del suo dovere, senza che questi finisca alla sbarra con uno schioccare di dita, pagando di tasca propria spese processuali e peritali.
Questo è un argomento trito e ritrito che abbiamo già affrontato in passato e che restituisce puntualmente sempre la stessa verità, ossia che la Polizia è l’anello debole della catena chiamata sistema.
Bisogna però tenere in considerazione – cosa che voglio fare con questo articolo – che il poliziotto è anche l’anello debole di un’altra catena chiamata Amministrazione.
Non è solo l’assenza di tutele che spinge molti poliziotti a non voler più fare controllo del territorio. Tra le cause vi sono anche rappresaglie interne, spesso taciute che mirano a rendere la Volante, agli occhi dell’operatore, come una “punizione”, quando in realtà il poliziotto delle volanti è una figura importantissima per i cittadini.
Molti appartenenti alla Polizia di Stato, con diversi anni di servizio alle spalle, preferiscono altre mansioni, anziché “fare la macchina” ai comandi di neo assunti magari graduati, che asseriscono di fare gli “investigatori” nell’agio degli uffici, anziché UEPI (ufficio denunce) con turni in quinta, alla faccia di chi in quelle macchine rischia la pelle da anni e ha più anni di servizio.
Sono problemi questi, poco attenzionati dall’opinione pubblica che non conosce certe dinamiche interne e, soprattutto è pronta a sentenziare quando le tragedie si consumano tra le mura delle caserme, ogniqualvolta un militare o un poliziotto, si toglie la vita.
Non è di suicidi che parliamo, ma di serenità in ambito lavorativo che molto spesso viene a mancare ingenerando forte stress nel personale.
I turni sono stressanti. E su questo non ci piove. Sera, pomeriggio, mattina e notte. Una routine interminabile, se non fosse per il giorno di riposo. Questi turni che rientrano nel lavoro che ogni poliziotto ha scelto (altrimenti avrebbe potuto fare altro), sono resi ancora più stressanti quando “uscire in macchina”, da incarico prestigioso di poliziotto al servizio della comunità, diventa una forma di ripicca avallata da dirigenti o vice dirigenti e quando l’ordine di servizio, sempre con il benestare dei “superiori”, viene variato all’ultimo minuto.
Risultato? Una vita non regolare, programmi saltati, problematiche che insorgono anche in ambito famigliare e tutto ciò che ne consegue.
Molti poliziotti “fuggono” dalle volanti non perché non amino questo tipo di lavoro, ma a causa delle rappresaglie messe in atto da chi è convinto, nella sua frustrazione, che mandare in macchina un poliziotto sia una punizione e lo renda “sfigato” rispetto a chi fa il professore o l’investigatore in ufficio.
In realtà, chi “fugge” e percepisce i turni come una “punizione”, lo fa perché è un lavoro più rischioso, poco remunerato rispetto al rischio e, se va bene, hai fatto il tuo, altrimenti ti paghi le spese processuali.
Ecco, questi sono veri poliziotti, non sono sfigati.
Chi comanda, sa bene in che situazione viene messo l’operatore in macchina, ecco perché i più anziani hanno lasciato la Squadra Volante. A Roma, per esempio, negli ultimi anni, vi è stata una fuga dalle volanti da parte di tutti i poliziotti più anziani di servizio.
Sono diverse le testimonianze di appartenenti che giungono ogni giorno, che amano il loro lavoro e che vedono quest’ultimo utilizzato contro di loro. La loro identità ovviamente la tuteliamo, ma le loro testimonianze meritano approfondimenti che sicuramente ci saranno.
Testimonianze che ci fanno capire una cosa davvero importante. Spesso ci indigniamo (me compresa) quando qualcuno scrive “ACAB” o insulta la polizia, senza tener conto che altrettanto spesso, il nemico del poliziotto è il poliziotto stesso.
Chapeau a tutti gli uomini e le donne della Squadra Volante per il loro preziosissimo lavoro.
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