28 giugno. Sì che son particolarmente attenta ai numeri e ciò che ruota intorno a loro, ma stavolta c’entra ben poco. Un mese fa, a quest’ora, ero sola e disorientata. Una grande terrazza su una distesa sconosciuta, un paesaggio nuovo e nuvole cariche di dubbi e perché all’orizzonte. Un po’ come la valigia che mi sono portata dietro, piena di “non lo so” e di “chissà”, quegli stessi “chissà” di cui vivo da due anni.
Due anni di vagabondaggio in quelli che chiamano “giorni” e che vivo come tali. Sembra quasi una parola negativa, ma il “vagabondo” nel mio caso, mi ha donato prospettive e visuali sconosciute a chi, ogni giorno, cammina su di una determinata strada, in una precisa direzione: sa che deve guardare e perseguire solo quello, perdendosi i contorni, le sfumature, le ombre e i raggi di sole nei posti impensabili. Quell’essere positivamente turista dei propri giorni, che uccide i dubbi e i rimorsi. Ed io mi sento un po’ così… un visitatore giornaliero della mia stessa vita, che da buon turista, cerca di visitare tutto per capire dove poi valga la pena tornare.
Oggi ricorre il primo mese. Un mese di me stessa e dei miei “chissà” che hanno cancellato i “non lo so” legati al domani. Che domani, poi si vedrà… oggi sto bene e questo conta. Il coraggio è il punto di partenza.