17Da Forze Armate News
Si è tenuta ieri 16 novembre la prima udienza del processo d’appello per la morte di Stefano Cucchi, avviato in seguito alla cosiddetta inchiesta “Cucchi Bis”, che vede cinque Carabinieri, allora in servizio presso la Caserma Appia, accusati a vario titolo di calunnia, falso e omicidio preterintenzionale.
Un secondo processo, ad otto anni dalla morte di Stefano Cucchi, un tossicodipendente arrestato nell’ottobre del 2009 con l’accusa di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, e morto una settimana dopo l’arresto presso il reparto di medicina protetta dell’ospedale Pertini di Roma.
Abbiamo attentamente ascoltato le posizioni del Pubblico Ministero Giovanni Musarò, della parte civile e dei legali difensori, espresse durante l’udienza. Vorremmo spiegarvele punto per punto e fare un po’ di chiarezza.
Il Pubblico Ministero Musarò, introduce il suo intervento chiedendo l’ammissione della lista testimoni e la lista trascrittiva di intercettazioni telefoniche e ambientali, poi si sofferma sulla lista testi dei cinque imputati, contestando quelle dei carabinieri Tedesco e D’Alessandro, composte rispettivamente da 217 e 251 testimoni, definendole “sovrabbondanti e ipertrofiche”. Secondo Musarò, ci sarebbero argomenti che Tedesco e D’Alessandro vorrebbero portare in processo ma, che non avrebbero alcuna attinenza con questo. Ed è proprio su questi punti che vogliamo fare chiarezza, in quanto il PM tra questi argomenti, cita la “Massoneria”, relativamente alla vicenda del perito Francesco Introna (nominato dal Gip per le operazioni peritali nell’ambito dell’incidente probatorio) accusato di essere un “massone in sonno”. Questo, secondo Musarò, non sarebbe attinente ai fini processuali. Peccato però che lo sia stato quando l’avvocato Fabio Anselmo, ha presentato un’istanza di ricusazione il 24 febbraio 2016, dove chiedeva al Giudice, la revoca del professor Francesco Introna, dall’incarico peritale (collegiale), conferitogli all’udienza camerale del 29 gennaio 2016, a seguito di presentazione di denuncia sporta dagli stessi istanti “per asserita falsità delle dichiarazioni rese dal prof. Introna al momento del conferimento dell’incarico peritale”.
Introna in sostanza, avrebbe omesso di dire che fosse un massone, e questo – a dire della parte civile – avrebbe potuto compromettere le operazioni peritali perché il perito non sarebbe stato super partes. Il 17 febbraio 2016, i famigliari di Cucchi sporgevano denuncia secondo la quale il prof. Introna avrebbe mentito in quanto, in realtà, “collocato in sonno”, e dunque, ancora appartenente alla Loggia massonica del “Grande Oriente d’Italia”.
L’istanza di ricusazione presentata da Anselmo è stata dunque respinta il 19 marzo 2016. Quindi ci chiediamo… perché prima la questione Massoneria era fondamentale tanto da richiedere la revoca dell’incarico al prof. Introna, e ora improvvisamente secondo la pubblica accusa diventa irrilevante?
Ancora, tra gli argomenti contestati dal PM e non attinenti – a suo dire – al processo, ci sarebbero le denunce alla Procura militare di Riccardo Casamassima, il carabiniere cosiddetto “super testimone”, che ha permesso la riapertura delle indagini, sfociate poi nell’inchiesta bis, grazie alla sua deposizione e quella della sua compagna, spuntata ben cinque anni dopo i fatti.
Come sottolineato durante l’udienza anche dall’avvocato Piero Frattarelli difensore del Maresciallo Roberto Mandolini, anche questo argomento non sarebbe irrilevante in quanto essendogli tornata la memoria dopo cinque anni, il tutto farebbe pensare a quella di Casamassima come un’accusa strumentale per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, considerati i suoi precedenti e screzi all’interno dell’Arma della quale – come testimoniano i suoi commenti sulla pagina di Ilaria Cucchi – non nutre profonda stima. Quasi come se non fosse un Carabiniere.
Ma passiamo alla parte più interessante, l’esposizione dell’avvocato Fabio Anselmo. Secondo il legale, le lunghe liste di testimoni se ammesse, rischierebbero di allungare i tempi del processo in vista di una prescrizione incombente, e si riferisce al reato di calunnia contestato al Maresciallo Roberto Mandolini.
«Questo è un processo che riparte, e che riparte da un altro processo – dice Anselmo – un processo sbagliato e con imputati sbagliati». In 4 minuti e 41 secondi di intervento, l’avvocato Anselmo smentisce quanto egli stesso ha prodotto durante tutte e tre le fasi del processo precedente, quando – glielo vogliamo ricordare – alla gogna c’era la polizia penitenziaria.
Noi sappiamo bene che quegli imputati erano sbagliati e aspettiamo che la giustizia accerti anche questo attuale errore, ma è doveroso ricordare all’avvocato Anselmo quanto scriveva Ilaria Cucchi nel 2013/14 sulla propria pagina Facebook, quando ce l’aveva con il Procuratore Capo Pignatone e gli chiedeva pubblicamente se avesse fatto gli interessi del processo e della verità, o se avesse tutelato il prestigio dei suoi colleghi.
Noi non dimentichiamo nulla, così come non dimentichiamo il ricorso in Cassazione dell’avvocato Fabio Anselmo dove esclude la responsabilità dei Carabinieri. Non dimentichiamo l’intervista rilasciata dal padre (che da quando è venuta fuori misteriosamente non parla più con la stampa) dove esclude categoricamente che il figlio sia stato picchiato.
Non dimentichiamo nemmeno l’incontro con il sindaco di Roma Virginia Raggi per la rinuncia alla costituzione di parte civile contro i medici, per i quali la Cassazione ha annullato le assoluzioni.
Il Comune si era già costituito nel primo processo Cucchi. Apparentemente la decisione di costituirsi anche in questo processo è stata però presa dalla Raggi dopo l’incontro avuto con Ilaria Cucchi; quindi, in un certo senso, è stata una costituzione indotta e non è stata spontanea. – come ci disse l’avvocato Eugenio Pini tempo fa – L’avvocatura del Comune di Roma, infatti, non si era mai presentata nelle precedenti udienze, comunque rinviate per l’adesione all’astensione indetta dalla Unione delle Camere Penali Italiane – UCPI. Registrata questa anomalia il punto di maggior rilievo è stata la richiesta avanzata alla Raggi di rinunciare alla costituzione di parte civile nel primo processo Cucchi. Questa richiesta è nell’interesse della famiglia Cucchi e non del Comune. Secondo l’avvocato Pini ciò sarebbe avvenuto perché vi è un interesse a che il primo processo si chiuda senza un definitivo accertamento sulla causa della morte. Nel primo processo, infatti, era stata esclusa ogni rilevanza delle lesioni nel meccanismo letifero; quindi una rinuncia del Comune agevola la ricostruzione, apodittica, sulla causa di morte del processo Cucchi bis.
Tornando ad Anselmo, è facile smentire quanto detto e fatto in cinque anni perché la nuova circostanza richiede una nuova posizione. A questo punto viene spontaneo chiedersi a cosa credono. E ci chiediamo se, oltre al primo processo, sia sbagliato anche il maxi risarcimento.
Concludendo, degna di nota è la riflessione dell’avvocato Pietro Frattarelli, difensore del Maresciallo Roberto Mandolini. Il legale avrebbe detto alla Corte che questo è già un processo sin troppo esposto mediaticamente, e bisogna educarlo con l’ingresso della stampa, evitando di sovraesporre gli imputati agli insulti della parte civile già a suo tempo iperattiva contro i poveri agenti di polizia penitenziaria che sono stati massacrati da innocenti nel primo processo.
E noi questo non lo abbiamo dimenticato.