Massacri e violenza disumana. Quella delle foibe, sebbene negata, minimizzata o peggio giustificata, è stata una delle pagine più nere della nostra storia e che ha visto soffrire il popolo italiano.
Negli anni tra il 1943 e il 1945, tantissimi furono gli italiani che vivevano nella Venezia Giulia ad essere “infoibati” o tenuti prigionieri nei campi di concentramento jugoslavi dove poi hanno trovato la morte. Catturati dai militari comunisti di Tito, torturati e condotti verso le profonde gole carsiche, chiamate foibe, dove venivano buttati molto spesso anche da vivi.
Colpevoli di essere italiani
Un masso pesantissimo legato alle loro mani con del filo spinato. Così come risulta da diverse testimonianze, era quello il metodo con il quale i partigiani jugoslavi si compiacevano di veder morire degli italiani, spingendoli sull’orlo di queste gole profonde decine e decine di metri.
Un vero e proprio orrore perpetrato nei confronti di chi come colpa, aveva quella di essere italiano. Oltre al massacro, in quegli stessi anni vi fu l’esodo giuliano dalmata, che vide migliaia di fiumani, istriani e dalmati emigrare verso l’Italia e vivere per anni in campi profughi, a seguito della cessione alla Jugoslavia dei territori delle province di Pola, di Fiume e di Zara e parte di quelle di Trieste e di Gorizia.
Esodo giuliano dalmata
Fu proprio in quegli anni che vennero a costituirsi diversi comitati di famiglie italiane che erano state costrette a fuggire lasciando le loro case e i loro affetti. Molti altri però, erano rimasti nei loro territori, resistendo ai soprusi dei titini. Questo almeno fino al 1954, anno in cui con la firma del Memorandum di Londra, venne sancito il ritorno di Trieste all’Italia, mentre Capodistria, Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Verteneglio, Buie e Grisignana furono lasciate alla jugoslavia. A seguito di quella firma, dunque, ci fu un altro esodo di circa 50.000 cittadini che durò almeno fino agli anni Sessanta.
Considerato il nuovo assetto geopolitico, nel 1954, precisamente il 28 novembre, presso il cinema Alabarda a Trieste, fu costituita l’Unione degli Istriani, una delle più grandi associazioni che oggi conta all’incirca 13.550 soci. Si tratta di un’associazione completamente apartitica e che sin dalla sua costituzione, ha fissato quale priorità cardine, quella della tutela degli interessi dei cittadini in esilio e la loro rappresentanza nei campi profughi.
L’Unione degli Istriani è molto attiva e custodisce al suo interno un vero e proprio archivio storico: oltre 400 libri e testimonianze di figli e nipoti di infoibati, oltre che intere famiglie di esuli che hanno vissuto il dramma di quegli anni.
Un vero e proprio raccoglitore di verità che per troppi anni sono state taciute, negate, minimizzate e addirittura giustificate dalle correnti di parte della sinistra.
Negazionismo, giustificazionismo e riduzionismo
“Ci sono state diverse posizioni – ci spiega Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani – il negazionismo si spingeva oltre confine, la sinistra italiana più che negare, giustificava. Giustificavano il fatto che quella dei titini fosse una risposta al fascismo e alla repressione durante le missioni in Jugoslavia”.
Il cosiddetto “giustificazionismo”, viene poi messo da parte da quella fetta della sinistra e si inizia a parlare di “riduzionismo”. La vicenda viene minimizzata, si parla di poche vittime, si banalizza l’orrore e si esclude la pulizia etnica tra le motivazioni che hanno spinto i titini a quella mattanza.
Il giorno del ricordo
È costato tanta fatica il riconoscimento di questo dramma. A metà degli anni Novanta sono state diverse le proposte di legge per istituire una giornata commemorativa e un riconoscimento ai familiari delle vittime. Proposte finite in un nulla di fatto.
Nel 2003, un gruppo di parlamentari di Alleanza Nazionale, UDC, Margherita e Forza Italia, presenta una nuova proposta di legge che vede come primi firmatari Roberto Menia e Ignazio La Russa, finalizzata all’istituzione del giorno del ricordo, individuando come data il 10 febbraio, ossia il giorno in cui ricorre la firma dei trattati di pace Parigi, con la quale l’Istria e parte della Venezia Giulia, vengono assegnate alla Jugoslavia. La legge viene approvata il 30 marzo 2004.
Da 17 anni a questa parte, dunque, diverse sono le manifestazioni sul territorio nazionale volte alla diffusione di questa pagina di storia taciuta per troppi anni.
L’Unione degli Istriani, solo quest’anno ha in programma in tutta Italia, circa 280 eventi, tra videoconferenze e inaugurazioni di targhe dedicate a vittime delle Foibe: “riceviamo una risposta positiva alle nostre iniziative – dice Lacota – spesso contattiamo i comuni di origine di alcune vittime delle foibe e organizziamo eventi commemorativi nelle loro città. Fortunatamente l’istituzione del giorno del ricordo, ha messo fuori una squadra di pseudo storici e scrittori ideologizzati che appoggiati anche da case editrici, negavano la pulizia etnica”.
Una pagina che non si può cancellare
“In questa giornata è importante ricordare una delle grandi tragedie che ha colpito gli italiani – dice l’onorevole Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, “per anni una parte della sinistra ha contribuito a tentare di cancellare quanto accaduto nelle terre giuliano dalmate, sia con riferimento alle migliaia di morti infoibati, ma anche alle centinaia di migliaia di esuli istriano dalmati costretti dal comunista Tito a fuggire dalle loro case e dalle loro proprietà vivendo in campi profughi per anni e subendo l’ostilità dell’allora partito comunista che li indicava come traditori di quella che loro rappresentavano come modello di paradiso e che invece si è scoperto essere un inferno in terra. Con Giorgia Meloni – prosegue Lollobrigida – ci siamo recati negli ultimi anni presso la Foiba di Basovizza in cui ogni anno nella giornata del ricordo si riuniscono le associazioni combattentistiche e quelle degli esuli, per portare la nostra vicinanza e ribadire l’importanza di questa giornata. Il nostro auspicio è che nelle scuole si abbia la volontà di raccontare la verità di quanto accaduto in modo che anche questa tragedia possa essere di monito alle generazioni future perché nulla di simile accada mai più” ha concluso.
Nonostante tutto, ancora oggi si fa fatica a parlare di foibe e a riconoscere l’orrore, la risposta è sempre la stessa: “perché tanto a morire erano dei fascisti”. Si ignora il numero delle migliaia di morti civili, di donne, ragazzi che hanno pagato con la vita il loro essere italiani.
Una pagina per anni oscurata dai nostri libri di storia e resa banale dal perbenismo di certa sinistra che ha taciuto sugli orrori commessi dai partigiani comunisti jugoslavi, nascosti fortunatamente sotto un tappeto molto corto: quello della verità.
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