Fu duramente criticata dai sui concittadini di Taranto quando, dopo essere stata eletta in Parlamento con il Movimento Cinque Stelle, lo abbandonò passando al gruppo misto.
Parliamo dell’onorevole tarantina Vincenza Giuliana Labriola, rieletta il 4 marzo 2018 sotto il simbolo di Forza Italia.
L’onorevole Labriola, a pochi mesi dalla sua elezione, abbandonò il Movimento Cinque Stelle insieme ad un altro tarantino: l’onorevole Alessandro Furnari.
«Sono uscita dal Movimento Cinque Stelle in un momento per lui delicato e quando mi sono resa conto che la promessa di chiudere l’Ilva non poteva essere mantenuta». E’ quanto l’onorevole Labriola riferisce al settimanale Puglia Press.
«Mi resi conto che non poteva essere realizzato tutto quello che aveva detto il Movimento Cinque Stelle relativamente alla questione Ilva, quando Grillo in una intervista parlò di dazi per aumentare la produzione dell’acciaio. A quel punto – continua Labriola – mi sono detta: i cittadini e i bambini di Taranto sono di serie B?».
Chi a Taranto, negli anni, si è avvicinato al Movimento Cinque Stelle, lo ha fatto per il modo in cui il Movimento si è posto nei confronti della vecchia classe dirigente. Sono stati convincenti e hanno portato in alto la bandiera ambientalista parlando di chiusura delle fonti inquinanti e riconversione. Ci hanno riprovato nuovamente durante la campagna elettorale per le elezioni Europee ma, sanno benissimo che tutto questo non è realizzabile.
Il Movimento Cinque Stelle e le visite di Di Maio a Taranto, hanno sempre criticato i decreti salva Ilva attuati dal Partito Democratico e, il “delitto perfetto di Calenda” – così come lo chiamava Di Maio – ora siede con lui al tavolo del potere.
«Di Maio dovrebbe chiedere scusa ai tarantini» tuona Labriola.
Ma cosa è più grave? Non mantenere una promessa o promettere con la consapevolezza di non poter dare seguito a questi proclami? Si, proclami, perché altro non sono e, diremmo, anche appetibili in una città come Taranto in cui si continua a morire senza limiti di età.
Si muore di cancro e si muore di fabbrica, in una fabbrica che cade a pezzi. A tal proposito, la decisione del Tar di riabilitare l’Afo2, sequestrato dopo il tragico incidente in cui perse la vita l’operaio Alessandro Morricella, ha lasciato tutti interdetti, tant’è che è stato annunciato un ricorso alla Corte di Strasburgo.
«Questo provvedimento era nell’aria» dice l’onorevole Labriola, una frase dal triste intreccio di parole.
«Questa pare un’opzione politica, poiché il ricorso al Tar lo fanno i nuovi commissari che noi ancora non conosciamo» ha aggiunto.
«La chiusura dell’Ilva non può avvenire – prosegue – l’Ilva è in affitto. Pensare che possa essere chiusa con un decreto, è pura fantascienza. L’area a caldo non si può chiudere e la decisione del Tar ne è la dimostrazione. Sarebbe comodo per me, dire il contrario, ma bisogna guardare in faccia la realtà. Questo nuovo Governo, in merito, non ha ancora detto una sola parola».
«A Taranto abbiamo un futuro negato. L’acciaieria è un colabrodo. Si è passati dal 3% del PIL all’1%. Ma loro ci hanno venduti comunque. Dai comunicati stampa che leggo – dice Labriola – il Movimento Cinque Stelle a Taranto si dissocia dalle scelte di questo Governo. Da 14 mesi chiedo, presento interpellanze, ma il discorso viene sempre minimizzato. Abbiamo chiesto di desecretare il contratto di affitto dell’azienda ad Arcelor Mittal, per capire a chi ci hanno venduti e a che condizioni. Questo – dice Labriola – è un documento importante per capire come uscire da questa empasse e chiedere soluzioni a Mittal. Noi qualche idea l’abbiamo proposta, ma continuano a sottrarsi al confronto politico anche a Taranto, pensando di accontentare i cittadini con i giochi del Mediterraneo o con la riapertura delle scuole al Quartiere Tamburi, ignorando che questo è il minimo sindacale per la città di Taranto».
La chiusura dell’Ilva, come abbiamo avuto di apprendere in questi anni, è oramai un solido cavallo di battaglia da campagna elettorale che ha smarrito il suo effetto a un anno e mezzo dalle ultime elezioni politiche. C’è però chi non demorde, come il Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, e parla di “decarbonizzazione”, sentendosi minacciato dalle proteste degli ambientalisti che, forse, sono stanchi delle continue prese in giro di una politica che baratta il proprio “posto fisso” con la salute e la vita dei tarantini, divenuti numeri che popolano il registro tumori.
A Michele Emiliano andrebbe detto… che la vera minaccia è chi sacrifica Taranto sull’altare degli affaracci suoi.